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Lo stretching: alleato o nemico?

Lo stretching fa bene o fa male? Ecco qualche consiglio su come farlo bene!

Fino a qualche anno fa lo stretching rappresentava solo un complemento ad altri sport. Oggi invece è entrato nell’immaginario collettivo come un qualcosa di fondamentale, al punto che lo si fa senza conoscere né le ragioni né le giuste tecniche.

Spesso lo si pratica erroneamente con la convinzione che aiuti a recuperare prima dagli allenamenti. La realtà è che questo dipende da come lo si fa. Per questo la pratica fai da te può essere potenzialmente dannosa.

Se fatto in modo adeguato, lo stretching (definito come insieme degli esercizi finaizzati al miglioramento muscolare) aiuta a riportare il tono muscolare alla tensione normale pre-allenamento. Se invece è eccessivo, può aumentare lo stress a livello muscolare, con possibili rischi di infortunio.

Lo stretching, coinvolgendo muscoli, tendini, ossa e articolazioni, favorisce un miglioramento globale della capacità di movimento. Ma anche una migliore lubrificazione articolare contrastando così l'invecchiamento della cartilagine e quindi l’artrosi.

Di fatto lo stretching mantiene "giovani" le articolazioni, rallentando la calcificazione del tessuto connettivo. La funzione che esercita lo stretching è di sollecitazione del tessuto connettivo (tendini, fasce ecc.) presente nella struttura contrattile, oltre alle fibre muscolari. Il tessuto connettivo è estensibile (può essere allungato), ma se non viene regolarmente sollecitato con l’esercizio fisico, in breve tempo perde questa caratteristica essenziale ed invecchia.

Lo stretching può essere praticato ovunque e da ognuno di noi, qualunque sia lo sport praticato. Se ci si allena, lo stretching eseguito prima dell’allenamento, non sempre aiuta. L’allungamento dei muscoli e delle fibre muscolari, alterando la tensione muscolare e dei propriocettori causa una risposta nel muscolo stesso che potrebbe non metterlo nelle condizioni ottimali, per rispondere in modo adeguato agli stimoli (soprattutto se parliamo di stimoli veloci e di potenza).

Nel post-allenamento invece, lo stretching diventa quasi fondamentale. Non a caso gli atleti professionisti di alto livello, dedicano ore e sedute intere alla pratica di esercizi di allungamento. Questo perché consentirà il ritorno alle condizioni di flessibilità iniziali, e ridurrà la tensione muscolare.

Per quanto riguarda invece la performance sportiva, l’allungamento è in grado di migliorarla. A patto che si crei un giusto equilibrio tra il tono muscolare e l’elasticità. Infatti essere troppo rigidi penalizza il gesto sportivo, ma anche l’essere troppo elastici.

Praticandolo con costanza ed impegno si possono ottenere risultati importanti. Il progressivo miglioramento della flessibilità muscolare oltre ad essere un elemento molto motivante, aiuta a ritrovare posture corrette, liberare il fisico dallo stress e dalle tensioni quotidiane.

Infine ecco alcuni suggerimenti pratici per praticare al meglio questa attività:

• una volta individuato il muscolo da allungare cercare una posizione comoda ma efficace (evitando il precario equilibrio) e mantenerla per un tempo di almeno 30 secondi;

• non superare MAI la soglia del dolore, la sensazione deve essere quella di un fastidio quasi piacevole

• non eseguire lo stretching con il battito ancora alto dopo l’allenamento, aspettare qualche minuto per consentire il recupero cardiaco prima di iniziare

• usare un abbigliamento comodo, che permetta movimenti ampi, senza intralciare la respirazione

Quindi, al termine di ogni allenamento, dedicate almeno 10-15 minuti allo stretching generale, cercando di coinvolgere i muscoli maggiormante sollecitati durante lo sforzo appena concluso.

Buon allenamento!

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